Albert Camus, Lo straniero, 1942
Da ultimo, ricordo solo che dalla strada e per l’intero spazio delle sale e delle aule, mentre il mio avvocato continuava a parlare, è risuonata fino a me la tromba di un venditore di gelati. Mi sono sentito assalire dai ricordi di una vita che non mi apparteneva più, ma in cui avevo trovato le mie gioie più povere e più tenaci: odori d’estate, il quartiere che amavo, un certo cielo di sera, il sorriso e i vestiti di Marie.