Seguirono tristi giornate: i giorni tetri della casa che pare vuota per la mancanza delle persona cara scomparsa per sempre; i giorni punteggiati di dolori, per ogni incontro con gli oggetti che il defunto usava di continuo. Ogni momento un ricordo cade sul cuore, e lo ferisce.
Ecco la sua poltrona, il suo ombrello rimasto nell'ingresso, il suo bicchiere che la cameriera non ha pensato a mettere via. E in ogni camera c'è qualcosa: le forbici, un guanto, il libro coi fogli consumati dalle sue dita appesantite, e mille nonnulla che acquistano un dolente significato perché ricordano mille fatterelli.
E la sua voce, sempre nella mente; par di sentirla e viene voglia di fuggire in qualunque luogo, pur di evitare quella presenza, nella casa. Ma bisogna restare, perché altri restano, e anche loro soffrono.
Guy de Maupassant, Una vita, Garzanti, Milano, 2022, tradotto da Mario Picchi, p. 140.
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