Basta che essa [la società] si disgreghi, che non si faccia più sentire viva e attiva attorno e sopra di noi perché quanto vi è in noi di sociale si trovi sprovvisto di un fondamento obiettivo, riducendoci a una combinazione artificiale di immagini illusorie, a una fantasmagoria che un poco di riflessione è sufficiente a far svanire; nulla, perciò, che possa servire da scopo ai nostri atti […].
Ne risulta che le ragioni di vivere ci mancano, [la vita] non risponde più ai nostri bisogni […]. Nulla più esiste cui possano rivolgersi i nostri sforzi, e sentiamo che essi si perdono nel vuoto.
Émile Durkheim, Il suicidio. L’educazione morale, Utet, Torino, 2008, p. 262.
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