Ti dirò che questa mia inclinazione non sorge da alcuna sciagura che mi sia capitata, ovvero che io mi aspetti che sopraggiunga: ma da un fastidio della vita; da un tedio veemente che assomiglia al dolore e allo spasimo; dal vedere, gustare e toccare la vanità di ogni cosa che mi capita nella giornata. Non solo il mio intelletto, ma anche i miei sentimenti, anche le sensazioni corporee, sono sopraffatti dalla vanità. E non puoi obiettare che questa mia disposizione d’animo sia irragionevole. Anzi, tutte le disposizioni degli uomini diverse da questa, che inducono a pensare che la vita e le cose umane abbiano qualche sostanza, sono distanti dalla ragione e si fondano su inganni e false immaginazioni.
Giacomo Leopardi, Il Dialogo di Plotino e Porfirio (1827).
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