lunedì 1 luglio 2019

Recensione di Manrico Murzi

Pubblico con piacere la recensione in forma di lettera che mi ha inviato il poeta Manrico Murzi.

Caro Gianluca,
 
Ho letto con attenzione il tuo "L'infinita Vanità del Tutto". Nella prefazione ti chiedi quale sia il compito del poeta, in quest'epoca.
La risposta che dai è un poco quella che espresse Montale, il quale è stato un poeta con il cuore sovrastato dal raziocinio, tanto che i suoi ultimi scritti erano oramai prosa corrente.
Ad ogni modo il poeta non ha compiti da svolgere, ma deve soltanto riportare da bravo artigiano di scrittura le parole che aggallano dal suo buzzo, parole dettate da un misterioso personaggio che gli parla dentro: fenomeno che ancora succede e che succederà fino a che c'è un essere umano che vive, con particolari capacità, con una struttura che lo rende strumento capace di captare i messaggi inviati dal divino. Un uomo finito e mortale riesce a mettere su carta un prodotto immortale, semplicemente perché il messaggio viene dallo Spirito, appunto immortale e infinito.
   Dice Dante nel suo Purgatorio (XXIV, 52-54):
 
.............     I' mi son un che, quando
amor mi spira, noto, ed a quel modo
ch'ei ditta dentro vo significando.

La poesia vola ancora alto e dice bene la Szymborska: scrivere per se stesso e pochi altri, senza preoccuparsi di chi ascolta o non ascolta. Le figure poetiche ancora appaiono, ancora sono generose di messaggi e pensiero. Lo dici tu stesso in "Al prete", lo evochi in "Poeti" e altrove.
Esponi una preoccupazione socio-politica che salta fuori dalla tua interiorità, spesso con buoni risultati come in "Quando la morte avrà tracciato il suo solco o in "La città eterna è crollata". E riesci bene quando esprimi sentimenti, ma non se snoccioli emozioni. Il tuo pessimismo: "A causa del dolore che provo" ne è l'espressione più forte, con isolamento e depressione. In "A Veronica" sono gli elementi che ti caratterizzano; sbalzo di umore ben espresso, torri di sogno e macerie.
Efficaci le tue composizioni brevi, spesso epigrammi, come "manicomio" e "storiografia". Il pessimismo, che sfiora anche i sentimenti amorosi; la Veronica è presenza importante, intarsiata in una visione più ampia, la quale contiene anche il moto e il corso della storia (oggetto della tua attenzione), e il cammino dell'Uomo.
  Continua!, e cerca di creare musica, veicolo necessario della poesia.
    Ti saluto e spero di presto incontrarti.
    Buone cose, Manrico Murzi 
 
Manrico Murzi è Ambasciatore alla Cultura per l’Unesco, poeta giramondo, due volte Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio (1965 e 1974) ha avuto riconoscimenti in Italia e all’estero. Allievo e assistente universitario di Giuseppe Ungaretti, autore di numerosi libri tra cui «Si va a Simboli», (Rebellato 1979), con la prefazione di Gianni Toti, «Di Porto in Porto», poesia ‘80-‘95, con la prefazione di Elio Filippo Accrocca(Biblioteca Cominiana 1996), «Di Mare un Cammino»,(Ecig 2002). Ha tradotto «I Doni di Alcippe» di Marguerite Yourcenar per Bompiani nel 1987, tutte le opere dei poeti Ossip Mandelstam e Costantino Kavafis.

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