lunedì 28 ottobre 2019

L'infinita vanità del tutto, introduzione alla silloge

Nel libro ho condensato anni di letture e di scrittura, per questo la mia poesia è stata definita dotta, elitaria e attuale. Mi hanno detto che dalle poesie si percepiscono le letture che mi hanno influenzato (Leopardi, Montale, ma anche Pascoli) e che le ho rielaborate con sentimento e originalità, dando vita ad una poesia attuale (attualità che non è affatto in contrasto con la tradizione latina e greca a cui ho fatto riferimento). La raccolta spazia da tematiche esistenziali agli affetti familiari, da alcune poesie sociali e politiche ad altre filosofiche. Nonostante non abbia seguito una sola lex operis, posso definire lo stile di molte poesie prosaico (influenza dell'ultimo Montale e di Transumanar e organizzar di Pasolini), ma le parole che ho usato imprimono alle poesie un lirismo che ricorda il modo tradizionale di fare poesia, come ne La città eterna è crollata (influenzata dall'ode trentesima del terzo libro di Orazio, Exegi monumentum aere perennius). Altre poesie invece presentano altri stilemi, vicini alla poesia di Ungaretti.
Il titolo della raccolta è tratto dalla poesia A se stesso di Leopardi, appartenente al ciclo di Aspasia: è una traduzione del vanitas vanitatum biblico (Qoelet o Ecclesiaste). Ho pubblicato poesie scritte tra il 2013 e il 2017, nell'ottica pirandelliana (ripresa dallo psicologo Binet) per cui la poesia cristalizza il magma caotico della vita in forme che sono destinate a essere superate (Non ho risposte, pag 98). 

In una poesia mi chiedo quale funzione possa avere la poesia oggi, riprendendo una considerazione dell'ultimo Montale esprimo la lontananza dai tempi del luziano "Vola alta parola".

Siamo abituati ad altre forme di comunicazione, si guarda alla poesia con sdegno, imbarazzo, e non ci sembra adatta allo scopo della letteratura della nostra epoca: semplificare il reale e complesso riducendolo a banalità.

Come ricorda la poetessa polacca Szymborska, solo il 5% di chi legge rivolge la propria attenzione alla poesia. 
Leopardi sosteneva che fossero più gli scrittori dei lettori. 

Anche se le funzioni tradizionali della poesia (sociale e di introspezione) sembrano essere messe in dubbio, nego il leitmotiv della morte della poesia, che è frutto dell'originalità umana. Infatti attraverso di essa l'uomo cerca da sempre di rappresentare la propria identità, il suo modo di pensare e vivere, di cogliere la bellezza (oppure la vanità) dell'universo.


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