mercoledì 13 febbraio 2019

Bel Ami

Bel Ami è un romanzo che dovrebbe essere letto e studiato da chiunque abbia ambizioni letterarie.
Oltre alle splendide descrizioni psicologiche dei personaggi e all'accurato studio sulla personalità del protagonista, vi è un forte impegno sociale da parte dell’Autore. Infatti sembra che Maupassant risponda a Napoleone, che aveva dichiarato di sognare una Francia in cui anche un povero contadino potesse diventare imperatore, senza specificare come. Georges Duroy è figlio di un contadino-oste, è stato a sua volta contadino e soldato, ha raggiunto una posizione sociale molto elevata, ma in modo scorretto: “alcuni salgono per il peccato ed altri per le virtù cadono” diceva Shakespeare; Maupassant ci offre un affresco disilluso e feroce della carriera del giornalista, che condurrà Duroy a diventare persino deputato e ministro.  
Per entrare in redazione ha finto di essere diplomato e di conoscere bene gli autori latini (senza sapere chi fosse Cicerone, non certo scrittore di nicchia), ha spacciato per suoi gli articoli scritti dalla moglie di un collega e amico, per giunta diventandone amante. E’ questo il concetto di civiltà che Napoleone voleva si concretizzasse? 
L’autore ha decisamente coraggio, perché ha rappresentato un mondo, quello dei salotti e dei giornali, da lui stesso frequentato, correndo quindi il rischio che qualcuno si risentisse per la visione cruda e disincantata alla base del romanzo, magari riconoscendosi in uno dei personaggi. 
Duroy è un falso sapiente, come quelli di cui Platone parla nel Mito della Caverna: a chi è capace di discernere nel buio, vengono dati i massimi onori; chi vuole condurre gli altri alla luce viene ucciso.
Norbert de Varenne, il marito tradito, condanna la vita dissipata e peccaminosa dei suoi colleghi, ma non riesce ad allontanarsi da loro. Da giovane non si è certo comportato in modo retto, e solo quando si trova vicino alla morte riesce a capire, a suo dire, il senso ultimo della vita: esorta Georges a riflettere su tutti gli intrighi a cui prende parte solo per avidità di denaro, gli spiega che non ne vale la pena, che dovrebbe perseguire gli alti ideali della professione. Georges fa capire all’amico che seguirà questo monito, ma nelle pagine successive si comporta come se non avesse sentito niente, e continua la sua vita tamquam non esset. La moglie Madeleine abbandona Norbert al capezzale e sposa Duroy, spendendo solo una minima parte dell’eredità per dare degna sepoltura al primo marito: i due non hanno neppure questo ultimo scrupolo. Anche il giornale andrà avanti dopo la sua morte; è un ambiente in cui l’egoismo la fa da padrone, e si ci burla tranquillamente di chi non c’è più. 
Duroy non conoscerà mai una sensazione di appagamento e di quiete, ma vivrà freneticamente contro tutti e solo per sé stesso. Mario Cipolla aveva ragione: in qualsiasi società umana la maggior parte degli uomini è stupida, si danneggia senza volerlo. Duroy sente la necessità di divorziare da Madeleine, seduce la moglie di un potente uomo d’affari e poi sua figlia. Escogita una fuga d’amore rocambolesca per obbligare i genitori a concederla in moglie; in questo modo finisce per appropriarsi dei beni della sua famiglia. Grazie alle conoscenze del suocero riuscirà a entrare in politica e a guadagnare dalle speculazioni finanziarie. Non certo una vita edificante. 
Inserendosi tra le fila di coloro che osano dissentire rispetto alle narrazioni rassicuranti, Maupassant ha consegnato alla storia la sua scrittura, espressione di un atteggiamento scanzonato, ha rivelato un mondo fatto di cinismo, intrighi, nepotismo e arrivismo ancora oggi esistente: un ottimo spunto per capire cosa sia il giornalismo, partendo proprio da quello della Parigi del tardo ottocento. Un libro ancora attuale. 

Gianluca Bisso  

Scritto l'11 febbraio 2013

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