martedì 12 ottobre 2021

My head wasn't wired for this world

Troppo spesso leggiamo sui giornali la notizia dell'ennesimo suicidio di uno studente universitario.Le loro storie sono simili. 
Non riescono a sostenere gli esami, restano molto indietro rispetto al programma di studi, sentono di aver fallito e decidono di mentire a tutti: amici, genitori, familiari, semplici conoscenti.
Alcuni organizzano finte feste di laurea, altri falsificano il libretto aggiungendo voti di esami mai sostenuti, e, quando i loro colleghi partecipano alla cerimonia di proclamazione, si tolgono la vita. 

Non tutti riescono a reggere la fortissima pressione e l'ansia da prestazione che caratterizzano la nostra società: in Cina, Stati Uniti e Giappone è a causa di queste dinamiche sociali e psicologiche che è nato e si è sviluppato il fenomeno degli hikikomori, a cominciare dalla scuola dell'infanzia fino ad arrivare alle scuole superiori e all'università.

La verità è che a parole, quando succede una tragedia, quasi tutti sono pronti a esprimere solidarietà e rammarico, senza pensare a come si relazionano con gli altri nella vita di tutti i giorni. Siamo tutti pronti a giudicare, criticare e denigrare; questi meccanismi sociali non sono imposti dall'alto, ciascuno di noi contribuisce ad alimentarli. 
La nostra società sta diventando così competitiva e tossica che, secondo le previsioni degli esperti, la prima causa di morte di bambini, adolescenti e giovani sarà il suicidio. I dati sono in costante aumento. In Italia è la terza causa di morte nella fascia di età compresa tra i 15 e i 29 anni anni (fonte Adnkronos).
Dobbiamo eradicare la mentalità esasperata ed esasperante che ci porta a non essere mai soddisfatti della nostra vita e dei risultati che abbiamo raggiunto, spingendoci a guardare sempre oltre, per non adagiarsi sugli allori, finendo con il rendere inutile ai nostri occhi tutto quello che abbiamo già fatto.


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