venerdì 17 luglio 2020

La bellezza che resiste

"Dobbiamo avere fiducia nella nostra lingua italiana, nella sua bellezza, ed evitare l'uso esagerato di anglicismi."
Accademia della Crusca 

 

Non significa voler eliminare tout court le parole straniere (sarebbe risibile): al contrario, bisogna saperle valorizzare e farle convivere armonicamente con le parole italiane.
La posizione dell'Accademia è chiara ed equilibrata. L'impoverimento della lingua è dimostrato dall'oblio in cui cadono i termini più ricercati, sostituiti da formule lessicali spesso non corrette. 
I neologismi, come ad esempio i verbi di nuovo conio utilizzati dai videogiocatori (stremmare, killare e altre mostruosità simili) sono sintomatici di un appiattimento del livello culturale e di una semplificazione inaccettabile, nonché della perdita della capacità di esprimersi utilizzando periodi coordinati e composti nel rispetto delle regole elementari della sintassi.
Oggi dobbiamo abituare i più giovani a spegnere il telefono, ad abbandonare YouTube e Twitch per leggere un buon libro e arricchire il proprio vocabolario, riscoprendo la ricchezza e bellezza della nostra lingua e, perché no, anche dei dialetti, che stanno tristemente scomparendo. 
Dobbiamo valorizzare la nostra diversità. La lingua italiana, anche a livello accademico, ha già perso parte della sua importanza; ho conosciuto diversi italiani che hanno dimenticato come parlare nella nostra amata lingua, e non avvertono questo aspetto come negativo, bensì come un segno di adattamento ed integrazione. Ma l'universalismo non deve tradursi nell'omologazione: è un equivoco da rigettare con fermezza. 
Come sempre, in medio stat virtus.

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