domenica 25 maggio 2025

Il mito di Sisifo

Albert Camus, Il mito di Sisifo, 1942 

Vi è unicamente un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta è rispondere al quesito fondamentale della filosofia.


Kierkegaard può gridare, avvertire: «Se l’uomo non avesse una coscienza eterna, se, in fondo a ogni cosa, non ci fosse altro che una potenza selvaggia in ebollizione, che producesse tutto […] nel turbine di oscure passioni, se il vuoto senza fondo, che nulla può colmare, si nascondesse sotto le cose, che sarebbe dunque la vita, se non disperazione?»
Questo grido non può fermare l’uomo assurdo. Cercare ciò che è vero, non significa cercare ciò che è desiderabile. Se per sfuggire all’angosciata domanda “Che cosa sarebbe dunque la vita?” si deve, come l’asino, nutrirsi delle rose dell’illusione, piuttosto che rassegnarsi alla menzogna, lo spirito assurdo preferisce adottare la risposta di Kierkegaard: “la disperazione”.

Non esiste un fato superiore, o, almeno, ve n’è soltanto uno, che l’uomo giudica fatale e disprezzabile. 
Per il resto, egli sa di essere il padrone dei propri giorni. In questo sottile momento, in cui l’uomo ritorna verso la propria vita, nuovo Sisifo che torna al suo macigno, nella graduale e lenta discesa, contempla la serie di azioni senza legame, che sono divenute il suo destino, da lui stesso creato, riunito sotto lo sguardo della memoria e presto suggellato dalla morte. Così, persuaso dell’origine esclusivamente umana di tutto ciò che è umano, cieco che desidera vedere e che sa che la notte non ha fine, egli è sempre in cammino. Il macigno rotola ancora. 
Lascio Sisifo ai piedi della montagna! Si ritrova sempre il proprio fardello. Ma Sisifo insegna la fedeltà superiore, che nega gli dei e solleva i macigni. […] Questo universo, ormai senza padrone, non gli appare sterile né futile. Ogni granello di quella pietra, ogni bagliore minerale di quella montagna, ammantata di notte, formano, da soli, un mondo. Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice.

Albert Camus, Il mito di Sisifo, Bompiani, Milano, 2017, traduzione di Attilio Borelli, pagine 5, 39, 120-121.

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