Sono stati lo spirito di competizione e l'audacia a produrre tante forme di abbigliamento nuove, tanti abiti diversi che si indossano per proclamare la propria unicità. Pensandoci bene, da questo studio psicologico possiamo dedurre una grande, nuova verità: come la natura aborrisce il vuoto, così gli esseri umani detestano l'uguaglianza. E poiché questa è la loro indole, oggi che indossano i vestiti come una seconda pelle, se volessero privarsi di questa parte di sé, del proprio corpo, per tornare all’ originaria condizione di parità, sarebbero dei folli. Né d’altronde potrebbero farlo, infischiandosene dell’accusa di follia. Perché di nuovo le persone tornate indietro sembrerebbero dei bruti agli occhi di quelle civilizzate. E anche trascinando tutta la popolazione mondiale allo stato originario, vincolandola all’impegno di non cercare segni distintivi in futuro, promettendole che nessuno dovrà vergognarsi perché tutti saranno nella stessa condizione, non potrebbe funzionare. il giorno stesso in cui ridiventassero dei bruti, gli esseri umani ricomincerebbero a competere gli uni con gli altri. E non potendo questa volta competere nell’abbigliamento, lo farebbero con i mezzi a loro disposizione. Tutti nudi come vermi riuscirebbero a creare delle differenze. Alla luce di queste considerazioni, si capisce come non sia possibile liberarsi dei vestiti.
Natsume Sōseki, Io sono un gatto, p. 257.
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