È davvero incredibile come la vita della maggior parte dell’umanità trascorra in modo insignificante e privo di senso se la guardiamo dal di fuori, in modo stupido e irriflessivo se la sentiamo dal di dentro. Essa è un fievole aspirare e soffrire, un barcollare come in sogno attraverso le quattro età della vita fino alla morte […]. Questi uomini sono come dei meccanismi a orologeria che vengono caricati e camminano senza sapere perché; e ogni volta che un uomo viene concepito e partorito, l’orologio della vita umana viene nuovamente caricato, per ripetere ancora una volta la stessa musica già suonata innumerevoli volte, frase per frase e battuta per battuta, con variazioni insignificanti.
Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione. In appendice: Critica della filosofia kantiana, Einaudi, Torino, 2013, a cura di Giorgio Brianese, libro quarto, paragrafo 58, p. 413.
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