Era allora con me certo Alberto Greco, gran pittore argentino […]. Assuefatto pericolosamente a non bere, mi capitò in scena briaco – giusto la sera del debutto del Cristo ‘63, nel ruolo dell’apostolo Giovanni, in un teatrino stipato all’inverosimile di centoventi cristiani, pigiati, stropicciati in una clamorosa promiscuità. Forse spinto – che so io… in quel caso povero Cristo – dall’urgenza di travasare il colmo, caro il mio Alberto si concesse d’irrorare a scrosci d’urina le sagome a bella vista in prima fila dell’ambasciatore argentino, della sua signora non casualmente disgraziata al fianco, e dello a seguito addetto culturale. […] trasse nuovi diffamanti spunti dalle torte di scena […] Esaurita la pioggia dorata, il briaco rovesciò in creativo slancio a ripetizione manciate di panna, grumi di liquorosa pasta sopra i tre compatrioti inchiodati al loro seggio in una stuporosa, incredula, dignitosa fissità, ben torniti dalla vischiosa melma e impasto che si addensavano a mo’ di mastice su quel vilipeso onore.
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