Il romanzo è ambientato
ad Oria, una piccolissima città sul braccio nord-orientale del lago di Lugano, vicino alla strada Lugano-Porlezza, che divide la parte d'Italia sotto il dominio austriaco (Lombardia e Veneto) dalla Svizzera; per
i “villaggi” che la circondano (San Mamette, Casarìco, Puria), che constano di poche case ciascuno, è una
specie di capoluogo, per il dottore Aliprandi rappresenta un fondamentale punto di appoggio, dal momento che per lavorare si sposta in tutta la Valsolda. Gli anni in cui è ambientato il romanzo sono quelli che vanno dal 1848 al 1859. Camillo Benso conte di Cavour sta
complottando con Napoleone III contro l’Austria. Per convincerlo a sostenere la causa italiana,
Cavour fa intervenire il Regno di Sardegna a favore dell'impero Ottomano, a fianco di Francia e Inghilterra, contro la Russia imperiale nella guerra di Crimea. Nel romanzo. Si allude al piano segreto di tripartizione del territorio italiano (un Regno di Sardegna che comprenda il Nord, un regno del Centro da definire e un Sud che comprenda anche dei territori dello Stato della Chiesa). Lo zio Piero capisce che Napoleone III si vuole servire dell’Italia come utile stato satellite nel Mediterraneo. In Franco, che si arruola nella nona fanteria con i “Sette Savi” per partecipare alla guerra di indipendenza, è evidente un sentimento patriottico incontrollabile. In Luisa invece il patriottismo si configura come odio nei confronti della società della marchesa Maironi, sua acerrima nemica. Rimbombano nella mente del lettore le parole di qualche pagina precedente dette in dialetto dal Padovano, uno dei “Sette Savi”: “Vedrà che Italia ne verrà fuori! I nostri figli ci faranno il monumento, ma dopo verranno, lei mi capisce, con licenza, quelle figure porche dei nipoti, che mi par di sentirli: Come l’han fatta da cani, diranno, quei vecchi insensati l’Italia!”.
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