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domenica 15 giugno 2025

Antigone. Edipo Re. Edipo a Colono.

Ahi, errori di irragionevole ragione, 
ostinati apportatori di morte!
[…]
Ahimè, 
ho compreso, infelice!

Sofocle, Edipo Re, Edipo a ColonoAntigone, Mondadori, Milano, 2016, versi 1262-1263, 1271-1272, p. 341, traduzione di Raffaele Cantarella.

Il dramma messo in scena dal tragediografo greco Sofocle nella sua Antigone (442 a.C.) ha riverberato nel corso dei millenni effetti prorompenti sul mondo degli studi giuridici. Il conflitto tra la protagonista e il re di Tebe, Creonte, rappresenta il possibile contrasto antinomico tra lo ius positum, il diritto positivo emanato dall’autorità civile (νόμος), e il diritto non scritto di origine divina (ἄγραπτα νόμιμα). Antigone viene condannata perché viola la prescrizione posta dall’editto di Creonte, che vieta la sepoltura di chi, come suo fratello Polinice, è morto in battaglia tradendo la propria città – uccidendo per giunta l’altro suo fratello, l’eroe Eteocle –, nonostante il diritto consuetudinario di matrice religiosa dettasse una regola di comportamento di segno diametralmente opposto. 

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