martedì 16 luglio 2019

Riflessioni minime sull'ambiente letterario


In Italia, e non solo, la critica letteraria è inquinata da un'invidia viscerale per chi ha successo, che è sempre guardato con sospetto e pregiudizio, come se tutto ciò che superi le mille copie vendute sia nefasto. Popolarità non è sinonimo di qualità, questa è una considerazione ovvia e banale (una silloge di Montale vende meno del libro di uno Youtuber qualsiasi), ma alcuni scrittori di livello, come Pavese, Tomasi di Lampedusa, Camilleri, Merini, vengono ostracizzati da decenni più per odio personale che per nobili convinzioni artistiche. 
Mi sono confrontato con decine di poeti che credono di essere novelli Dante Alighieri, e che sono pronti a criticare il lavoro altrui, senza gettare uno sguardo, anche fugace, a quello che scrivono: se lo facessero, si renderebbero conto che molti vizi che imputano agli altri sono loro propri. 
L'ambiente letterario è anche questo: opportunismo, amicizie di facciata, recensioni insincere, invidia nei confronti degli altri. Ci sono persone sempre pronte a sminuire gli altri e l'importanza di quello che fanno, per sentirsi migliori di quello che sono e in pace con sé stessi. Non si rendono conto che così si stanno avviluppando nella loro invidia e stanno sprecando il proprio tempo a distruggere gli altri, come se da questo gliene derivasse un qualche beneficio. Ciascuno di noi ha dei sogni, delle aspirazioni, ma non è odiando chi sta realizzando i propri che li raggiungeremo. 

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